Con cuore puro
Karl Stengel. Con cuore puro – Accademia d’Ungheria in Roma.
25 settembre – 10 dicembre 2020
Il corpus della mostra consiste in una selezione di quindici dipinti e trenta disegni, incisioni, gouache e una serie di libri rari con le illustrazioni originali dedicate a scrittori e poeti internazionali. Le opere provenienti dall’atelier dell’artista in Toscana e dalla Collezione Stengel di Firenze sono il riflesso dell’attività di Stengel dagli Anni Settanta fino al 2017.
Il percorso espositivo, realizzato in modalità site specific al primo piano su progetto di allestimento della curatrice, inizia già nell’androne dell’Accademia dove viene proiettato il video d’arte “Sich Treiben Lassen” e prosegue lungo l’ampio scalone verso il primo piano e le sale della musica.
Il progetto, patrocinato dal Comune di Roma e dall’Ambasciata d’Ungheria, è ideato e curato da Elisabeth Vermeer e realizzato in stretta collaborazione con la direzione dell’Accademia d’Ungheria. Il coordinamento scientifico è a cura di Design of the Universe. Si ringraziano per il sostegno tecnico la Collezione Stengel, la Galleria Immaginaria, Firenze e la partecipazione di Casale del Giglio. Pubbliche Relazioni: Calliope Bureau.
Accademia di Ungheria a Roma, via Giulia 1 – tel. +39 06 6889671
* Con cuore puro è il titolo di una poesia dell’ungherese Attila Jozsef (1905/1937) al quale Karl Stengel ha dedicato un ciclo di opere.
E sì, 1963 – il nostro uomo si trovava finalmente a Roma, per qualche settimana, con i soldi risparmiati grazie a piccoli lavoretti per mantenersi nella vita quotidiana. A Roma, con la voglia di respirare l’aria della città eterna e di poter contemplare i lavori dei maestri della pittura dei tempi passati; studiarli per imparare da loro, mai per imitarli. Diciamo pure un ungherese nato nel 1925 a Novisad (il nonno austriaco – il padre aveva combattuto per l’Ungheria nella Prima Guerra Mondiale – da parte di madre ungherese e serbo), di nuovo nei confini della Jugoslavia, dove una gran parte della popolazione parlava ancora l’ungherese e pure lo Jiddish. Per sentirsi nella terra dei suoi “padri” nella patria ci vuole – e lo dava a Karl Stengel – il profumo della campagna circostante, le maniere folcloristiche che caratterizzano le persone, e il coronamento di tutto – per il ragazzo – era il Danubio! Il fiume maestoso che si offriva ad ognuno – e così anche a lui – per ammirarlo e poi per nuotare, per remare; un fiume che sapeva ’parlare’ nelle più diverse maniere e sempre con le sue usanze. Ci sono le canzoncine che ti fanno sentire in patria ed in più tutta la musica universale e la letteratura e le sue parole – e queste di Endre Ady non l’hanno abbandonato fino alla sua morte.
Verso la fine del 1942 Karl Stengel si sentiva giustamente chiamato alle armi contro l’Unione Sovietica. Una fraternità si sviluppò soprattutto con gli ungheresi catturati dai russi, diventati con lui prigionieri per anni in un gulag siberiano – finalmente lui si poteva esprimere, dal cuore, con tante persone – non dimenticando mai il suo intimo dovere di esprimersi anche disegnando; una volta dopo il lavoro, mentre con un pezzo di carbone effettuava uno schizzo su un sacco vuoto di cemento, fu trovato da un ufficiale russo che gli chiese se poteva anche fare dei ritratti, arrivò così alla sua prima mostra, nel campo di lavoro.
Prima degli altri prigionieri gli fu concesso di partire dal gulag a causa dei suoi polmoni distrutti. Arrivato in Ungheria dovette lavorare per due anni in fabbriche e laboratori per guadagnarsi – lui di ceppo borghese – il permesso e la possibilità di andare alla Scuola d’Arte ed Artigianato a Budapest, per ricevere il desiderato insegnamento in pittura, disegno, scultura, scenografia e mosaico (fu qui che un professore, Gacs, scoprì ‘troppa saggezza’ nella sua mano destra e gli chiese di affidarsi di più alla mano sinistra).
Arriva l’anno 1956 e lo studente Stengel è costretto a fuggire, per salvarsi la vita, dalla sua Ungheria, come altre 200.000 persone che parteciparono ad azioni rivoluzionarie. A Salisburgo dove gli americani aspettavano i fuggitivi e dove fu invitato a diventare americano, rifiutò: “voglio sentirmi sempre un europeo.” Si impegnò per poter accedere all’Akademie der Schönen Künste a Monaco di Baviera.
Arte: che cos’è? È il risultato di dovere esprimere tutto quanto si fa notare e che ci commuove. Esprimere arte per liberare sé stesso e per dimostrarlo a tutte le persone nel mondo, per dare loro la possibilità di dialogare. Esprimersi così come è dato o regalato a ognuno: in pittura su rocce, in letteratura, scultura, composizione, disegno – o anche danza; il darsi totalmente – come un danzatore – questa è arte.
Così, logicamente, l’Arte esiste in tutte le ‘lingue’ del mondo, nata da tutti gli esseri umani del mondo. (Camilla Paul Stengel)